PENELOPE STORY LAB
Scuola di scrittura

Ho chiesto a ChatGPT le dieci regole per un romanzo di successo.

Ieri sera, durante un corso di scrittura, mi sono lamentato delle regole pratiche per scrivere un romanzo che si leggono online in siti ben sponsorizzati.

Sono regole stupide e deleterie, ho detto; e ho detto: Attenzione ai cattivi maestri.

I cattivi maestri non fanno danni contingenti; possono fare danni enormi.

Per esempio. Se un influencer di psicologia dice: Devi credere in te stesso, sta dando un consiglio scontato e anche dannoso. L’obiettivo non è credere in noi stessi; se crede più in se stesso Jeffrey Dahmer, per esempio, può escalare il suo successo ben noto…

Oppure. Se un influencer di lifestyle parla dell’importanza della corsa, e dice: Correre fa bene a tutti, non sta contestualizzando perché contestualizzare può – può – essere noioso. E allora una persona di 140 kg può pensare di dover andare a correre, con ogni articolazione del corpo che dice: Mio Dio, ripensaci, ti faccio da influencer io se non lo fai.

Mentre ne parlavamo, un corsista, per scherzo, ha chiesto allora a ChatGPT le regole per il romanzo di successo.

Ve le riporto qui.

Prima, una piccola avvertenza. Non ho niente contro l’intelligenza artificiale, e mostrare i limiti dell’intelligenza artificiale, come molti si divertono a fare, mostra solo la bontà del divertimento: è come dire nel 1980 che i computer non avrebbero avuto successo perché ingombranti, o criticare i videogiochi a causa di Pong. Bisogna capire le differenze tra le regole del mezzo, e le regole di passaggio; ossia, le caratteristiche intrinseche che mostrano che lo strumento è limitato, e quelle dettate da problemi risolvibili di software, hardware, eccetera.

Il problema, qui, è che queste dieci regole sono proprio sbagliate; e che riecheggiano tanti siti di consigli letterari.

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Ecco dieci regole per scrivere un romanzo di successo:
  1. Scrivi su ciò che conosci: scegli un argomento che ti appassiona e che conosci bene, in modo da poter descrivere le emozioni, i dettagli e i personaggi in modo convincente e realistico.
  2. Crea personaggi convincenti: i personaggi sono il cuore della tua storia, quindi devono essere realistici e memorabili. Dovrebbero avere una personalità, un passato e degli obiettivi, e dovresti farli evolvere durante il corso della storia.
  3. Scegli un’ambientazione interessante: l’ambientazione dovrebbe essere descritta in modo dettagliato e coinvolgente, in modo da far sentire il lettore immerso nella storia.
  4. Crea una trama coinvolgente: la trama dovrebbe essere ben strutturata e coinvolgente, con un inizio, uno sviluppo e una conclusione. Dovrebbe inoltre essere imprevedibile e piena di sorprese per mantenere l’attenzione del lettore.
  5. Scrivi in modo chiaro e accattivante: usa un linguaggio semplice e chiaro, evita parole difficili e descrivi le scene in modo coinvolgente e vivido.
  6. Crea una voce narrativa interessante: scegli una voce narrativa che sia originale e che si adatti alla tua storia, in modo da rendere il tuo romanzo unico e memorabile.
  7. Usa il dialogo in modo efficace: il dialogo dovrebbe essere realistico e coinvolgente, con una varietà di toni e stili di parlato per i personaggi diversi.
  8. Mantieni il ritmo: il ritmo dovrebbe essere costante e coinvolgente, evitando momenti morti o lunghe descrizioni che rallentano la narrazione.
  9. Concludi con un climax: la conclusione del romanzo dovrebbe essere emozionante e soddisfacente, con un climax che risolve tutti i conflitti principali della storia.
  10. Fai leggere il tuo lavoro a qualcuno: fai leggere il tuo lavoro a persone di fiducia, come amici o beta reader, per avere un feedback onesto e migliorare il tuo romanzo.

Spero che queste regole ti siano state utili. In bocca al lupo per la tua scrittura!

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Queste regole, al Penelope Story Lab, le smontiamo una a una.

Perché? Perché cerchiamo di non essere cattivi maestri; facciamo percorsi lenti e seri, come il terribile maestro Pai Mei, ma un po’ più divertiti; nei quali i nostri corsisti conoscono il lavoro, l’amore per il lavoro e per la contestualizzazione; e abbracciano la scrittura.

Per dire.

Scrivi su ciò che conosci; perché? Quello è l’argomento; io posso anche voler scrivere di un argomento che non conosco, per esplorare temi che mi appassionano. Posso voler ambientare una storia nella Cina del 1400, perché questo in qualche modo mi semplifica la vita. Per esempio: io, Ivano, spesso do come consiglio quello di ri-ambientare le proprie storie nel Medioevo o nel western, per semplificare e chiarire i ruoli dei personaggi.

Crea personaggi convincenti: per chi? Questo si chiama focus sul lettore, ed è uno dei peggiori mali della letteratura. Questo punto smonta anche il punto 3. Ambientazione interessante: per chi? E cos’è un’ambientazione interessante? È interessante Cuneo nel 1947, Fossombrone nel ’30, Barrie nel Maine nel 1992? O forse è ciò che vi accade che può rendere eccitante l’ambientazione, oltre all’ambientazione stessa?

Crea una trama coinvolgente: qua ci vorrebbe un romano, per esprimere ciò che ho in testa.

Scrivi in modo chiaro e accattivante: vedi sopra. È il male della letteratura, sia il modo chiaro e accattivante, sia il modo oscuro incomprensibile curvilineo e ctonio. Pensate ai grandi scrittori e alle grandi scrittrici della storia – prendetene dieci, metteteci dentro Shakespeare, Dostoevskij, Dante, Tolstoj, Cervantes, e gli altri pensateli voi. Lo stile è in funzione della voce, sia quando Myskin vede Nastassja Filippovna e pare che dorma, sia quando Laerte sfida Amleto; e la voce è al servizio della trama. Leggete Maya Angelou, leggete Sylvia Plath, leggete il bellissimo taccuino di Patti Smith, Devotion. Non sto dicendo che la trama è sopra ogni cosa, perché non lo penso; ma che sia al centro di ogni cosa, perché da lei si innervi il senso, quello sì, lo penso.

Usa il dialogo in modo efficace: efficace per cosa? Per chi? Cosa si intende con varietà di stili e parlato? Come può questo, che è un consiglio teorico confuso, essere scambiato per un consiglio pratico? E perché tutti questi imperativi, che allontanano dalla scrittura? Tutti questi: devi, dovrebbe, fai?

Mantenere il ritmo? E io che pensavo che il ritmo avesse senso perché il cambio di ritmo – per esempio: nei passaggi – ricrea attenzione. Il ritmo costante è monotono.

Evitare le lunghe descrizioni: perdiana, perché? Cosa si intende con descrizioni lunghe? E perché una descrizione lunga dovrebbe tener lontano dalla storia? Balzac scriveva descrizioni lunghe, e io pagherei miliardi (di lire) per scrivere come Balzac. Il colonnello Chabert, per dire.

Concludi con un climax. Pare che stiamo parlando di altro. E tutti a chiedermi: Ivà, e che è un climax? E io rispondo parlando di altro.

E infine, i beta reader. Io li ho eliminati, perché hanno un difetto: Ti possono leggere e non leggere. E se non ti leggono ci rimani male, e se ti leggono possono nasconderti per mille motivi i loro pensieri.

Non sto dicendo che siano regole tutte sbagliate; sto dicendo che ognuna di loro, sistematicamente, vi può portare fuori strada.

Volete un consiglio per scrivere un romanzo, uno solo?

Prendete un taccuino, andate in un bar della città, e scrivete come vi sentite. Fatelo dieci volte, per dieci giorni diversi. Scrivete del mondo che avete fuori e del mondo che avete dentro. Scrivete che oggi fa freddo e avete voglia di mare; scrivete dell’ultima musicassetta che avete registrato. Perché nessuna di queste regole dice la regola centrale, e unica:

Se non ami scrivere, la scrittura ti renderà solo più povero.

© Ivano Porpora

5 commenti su “Ho chiesto a ChatGPT le dieci regole per un romanzo di successo.”

  1. Io Ivano concordo su tutto. “Me lo lasci fare” sugli” appunti” del cellulare? Non è penna è carta. È un pollicione sul materico, però, seppur virtuale. È una pagina bianca. Si può sporcare. Si piega, solo al volere ma si piega. Ci sta nei jeans. Non scorre. Non scorre via l’emozione. Forse è vero. Non scorre.

  2. In effetti sono regole molto generiche. Il fatto è che la presunta intelligenza artificiale prende le nozioni da un archivio, magari rielaborandole.
    Su un tema come questo, poi, se chiedi a 100 scrittori le 10 regole per scrivere un romanzo, otterrai 100 risposte differenti (con qualche regola in comune qui e là, ovviamente).

  3. Ho due passioni: il coro gospel e la scrittura. Quando ho capito quanto fossero importanti e quanto poco ne sapessi delle tecniche di entrambe, ho iniziato a prendere lezioni da due professionisti, di cui uno sei tu. Ebbene, faccio fatica a trasportare le regole di ognuna nel mio mondo, che è già costruito e ricco di esperienze. Poi, a forza di provare e cancellare, all’improvviso mi rendo conto che sto utilizzando quelle regole inconsapevolmente, come se si fossero nascoste in luoghi inaccessibili del mio cervello, e avessero deciso di prendere il comando quando e come vogliono loro, ingannandomi, cioè facendomi credere di avere usato la pancia, invece della testa.
    Chiudo gli occhi, entro dentro la musica, e la pancia canta; chiudo il cervello, entro dentro la storia, e la pancia scrive. Ma non è proprio così:
    la tecnica non è sufficiente, da sola.
    L’intelligenza artificiale, senza la pancia, non basta.
    O, almeno, spero!

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