[Non i soliti film]. 7 psicopatici.

Comincia con questo titolo la rubrica “Non i soliti film”, tenuta dal nostro insegnante Diego Cajelli, scrittore, sceneggiatore e insegnante di scrittura.
7 Psicopatici
Genere: Pulp anni ’90.
Anno: 2012
Regia: Martin McDonagh.
Con: Colin Farrell, Sam Rockwell, Christopher Walken, Woody Harrelson, Tom Waits.
Durata: 1h 50min
Piattaforma: Amazon Prime Video
L’estetica e la poetica pulp nascono molto prima degli anni ’90, per poi vivere e lottare insieme a noi anche dopo il 1994. Certo, Pulp Fiction e Tarantino sono uno spartiacque grande quanto il colosso di Rodi, segnano tutto il pulp che c’è stato prima e tutto il pulp che ci sarà dopo. Un post Tarantino, comunque c’è, così come c’è sempre stato anche un pre-. Nel caso di questo film siamo nel “dopo”, 7 Psicopatici è un film del 2012 che poteva uscire, senza sfigurare, nel 1996 o nel 1998.
Il contesto è il classico dramedy pulp, con criminali logorroici, situazioni paradossali, personaggi ben centrati e un’escalation degli eventi che porta avanti la trama sotto il segno dell’amplificazione. Se una cosa può andare a rotoli, ci andrà nel modo più esacerbato possibile, le “questioni di principio” diventano un cardine della narrazione, e quando entrano in campo loro, tutto autorizza all’esagerazione massima.

Ambientato a Hollywood, con uno sceneggiatore cinematografico come protagonista, sposta in un contesto allegro e trucido la classica storia dello scrittore in crisi che beve e non si lava, cosa non difficile da credere visto che lui è Colin Farrell.
Attraverso Farrell veniamo portati nelle atmosfere del cinema sul cinema nel cinema, tra sfigati e miti, tra violenza e agenti letterari che ti telefonano la mattina, tra cani importanti e attori cani.
Martin McDonagh scrive e dirige un film che si è messo la giacca di Cosa fare a Denver quando sei morto di Gary Felder e le scarpe di Get Shorty di Barry Sonnenfeld, ma gli stanno molto bene, le fa sue e le usa alla grande. Poi, anni dopo, McDonagh svestirà i panni dell’estetica pulp con il capolavoro: Tre manifesti a Ebbing, Missouri.
Walken, Harrelson e Waits scorrazzano in tutto il film come soltanto i giganti riescono a fare. Sono tre vecchi zii che si portano dietro tutto il loro pre-detto, tutto quello che lo spettatore conosce già di loro, perchè li ha vissuti come fulcri narrativi nelle produzioni precedenti a questa. La storia è nota, non serve girarci attorno, sai già tutto quello che accadrà nel momento stesso in cui inizia il film, ma è come succederà a essere importante. È come gli eventi arriveranno a quella conclusione a te conosciuta che ti farà portare la visione fino alla fine, godendo dei dialoghi, delle facce e delle situazioni paradossali.
Di psicopatici ce ne sono davvero sette, ne troverai sicuramente uno che ti sta simpatico.