fbpx

PENELOPE STORY LAB
Scuola di scrittura

[Racconto inedito] Mirtilli, di Barbara Antonelli.

[Racconto inedito] Mirtilli, di Barbara Antonelli.

Barbara Antonelli è un’allieva del Penelope Story Lab da qualche tempo; ha seguito corsi, in presenza e a distanza, con Ivano Porpora, e corsi con Amleto de Silva.

Nel 2019 ha pubblicato con Divergenze Nulla di speciale nella Terra. È laureata in architettura, ed è nata e risiede a Pesaro.

Questo racconto rivela la sua sensibilità; il suo sguardo attento sia a piccole espressioni (“Agli angoli della bocca si aprono due parentesi come teste di note suonate a malapena“), sia a precise situazioni.

E questa, ormai lo sapete, è la cosa più bella che leggerete oggi.

Il neon in cucina frigge di lampi blu intermittenti. Cerco avanzi nel frigo per rimediare la cena. Ludo si pizzica la coda del sopracciglio tra il pollice e l’indice.  

«Il frigo a casa dei miei è sempre pieno», dico. «Ma questo non gli somiglia neanche da lontano».

Non gli dico che mia madre dimentica vasetti di maionese e salse in fondo ai ripiani, che fanno la muffa e finiscono nel bidone.

Tiro fuori una vaschetta di prosciutto e anche un cestino di mirtilli, che ho comprato al discount il giorno che nevicava forte.

«Sembrano buoni» dice Ludo.

«Saranno di serra».

Ludo apre uno alla volta gli sportelli della credenza, finché trova una ciotola per lavarli.

«Meglio sbucciarli?»

«Se li sbucci, si spappolano. Non li hai mai mangiati?»

Ludo alza le spalle e sorride. Agli angoli della bocca si aprono due parentesi come teste di note suonate a malapena.

Sto così bene stasera, che mi sembra strano non telefoni mia madre. Per sapere dove sono e con chi. E perché ci ho messo così tanto a rispondere. E io a dire che sono con un compagno di università, che non è nessuno, ci facciamo un piatto di pasta e ricominciamo a studiare.

E la sensazione con Ludo è proprio quella, di quando stai facendo la cosa sbagliata, però la nascondi in fondo ai ripiani, dietro le confezioni di pasta fresca e di insalata lavata e pronta al consumo.

L’ho conosciuto all’Archiginnasio, lui preparava un esame di Geologia e mi aveva conquistato all’alchimia della faccia oscura della Luna. Di solito Ludo detta i tempi prima di metterci a studiare. Dieci pagine di libro e poi un quarto d’ora di pausa a fumare. Le pause spesso si prolungano, perché decido che mi va un’altra sigaretta oppure un caffè al bar. Allora Ludo propone di fare quattro passi verso il Mercato, con la scusa di sgranchirsi un po’. «Sennò quando rientriamo in sala studio, non mi concentro. Colpa tua che mi distrai».

«Ma se ho la testa incollata al libro».

«Allora dev’essere l’ossigeno. Manca l’ossigeno là dentro».

Come c’è finito a casa mia, Ludo, proprio stasera che la mia coinquilina dorme da un amico. Lo ha deciso prima, quando gli ho telefonato perché non riuscivo a concentrarmi nemmeno io. È arrivato con la tracolla carica di libri, ma erano già le sette e ha detto «Cinque pagine e poi ceniamo».

 

Ludo prende un mirtillo dalla ciotola e lo rigira tra il pollice e l’indice.

«Stai attento a non schiacciarlo», dico. Mia madre poi chi la sente, che le macchie di frutta non vanno mica via dai vestiti.

Ludo ne assaggia uno, con gli occhi che guardano in su, a cercare un sapore di grappoli appesi o a domare un gusto d’argilla.

«Allora ti piace? Che sapore ha?»

Lui fa una smorfia.

«Ne prendo uno anch’io».

«Oddio» fa Ludo.

«Che c’è?»

«La lingua! Hai la lingua viola».

«Scemo».

«Fai impressione».

«Anche la tua è viola».

Ludo si copre la bocca e corre davanti allo specchio. Lo trovo con la lingua di fuori e l’indice a tormentare il sopracciglio. Tiro fuori la lingua anch’io. Scorze di luna abbrustolite dal neon.

«Dai, andiamo a mangiarne ancora».

Mi siedo accanto a lui e faccio rotolare un mirtillo sulla cerata, lui lo prende malamente, facendo uscire un po’ di succo.

«Lo vedi il blu? É quello il colpevole».

«Ma perché devi sempre trovare un colpevole? Una volta è colpa del succo, una volta dell’ossigeno».

«Non è l’ossigeno a distrarmi».

«Ah, no?» Gli indico la felpa: «Che succede se la macchia non sparisce?».

Ho la sensazione di avere una gamba pronta alla fuga, di tenere in equilibrio una situazione sbilenca sul filo del telefono.

«Prova questo» dice, scegliendo il pezzo più grosso. Lo prendo dalle sue dita, ma mi scivola sotto il tavolo.

«Che imbranata sono, ne prendo un altro» dico.

Ludo mi circonda il polso con le dita e guida la mia mano incredula verso le sue labbra. La ritraggo di scatto, ma lui mi abbraccia per impedirmi di scappare.

«Aspetta, non vale. Ho ancora fame».

Rido e lascio che mi baci.

Le sue mani, le sento sotto il maglione, mentre ci trasciniamo sul bordo del letto. Provo a sfilargli la felpa, proseguendo quel gioco di scambi iniziato davanti allo specchio.

Ci sdraiamo e lui continua a baciarmi dappertutto fino a far scivolare la bocca sul capezzolo. Ora ho i capezzoli viola, Ludo esplora la mia superficie facendosi strada tra dossi e crateri. Sento il telefono squillare. La bocca di Ludo è scesa all’ombelico, a sentire che sapore hanno i mirtilli. Se non rispondo mia madre penserà male.

© Barbara Antonelli

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email

1 commento su “[Racconto inedito] Mirtilli, di Barbara Antonelli.”

Lascia un commento

INFORMATIVA
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso consulta la cookie policy (clicca qui), oppure clicca su “ACCETTA” per proseguire la navigazione.