Sconfiggi i 5 nemici della scrittura: errori più comuni e come evitarli (5/5)
L'ambiente
Siamo arrivati alla fine del nostro percorso sugli errori più comuni in scrittura.
Se volete ripercorrere la lista, e fare un check alla vostra scrittura, vi ricordiamo che li trovate tutti a questo link.
Perché abbiamo lasciato l’ambiente per ultimo? Beh, perché è sempre sottovalutato. Semplicemente. Perché si pensa che l’ambiente sia la descrizione (spoiler: NO), che l’ambiente sia un elemento inessenziale della storia (spoiler: NO E POI NO), che l’ambiente connoti la storia, ma che poi la storia vada per conto suo (spoiler: NO, NO E NO).
Leggiamo per esempio, da Abbiamo sempre vissuto nel castello di Shirley Jackson (Adelphi 2009, trad.it. di Monica Pareschi):
Due sedie erano sfasciate, e sul pavimento c'era un'accozzaglia raccapricciante di piatti e bicchieri spaccati, confezioni di cibo rotte e carta strappata dai ripiani. Vasetti di marmellata, sciroppo e ketchup erano stati scagliati contro le pareti. Il lavandino dove Constance lavava i piatti era pieno di frammenti di vetro, come se qualcuno ci avesse rotto dentro un bicchiere dopo l'altro, con metodo. I cassetti delle posate e degli utensili erano stati tirati fuori e fracassati contro il tavolo e contro i muri, e le posate che le mogli dei Blackwood avevano usato per generazioni erano ammaccate e sparse sul pavimento.
Shirley Jackson, Abbiamo sempre vissuto nel castello Tweet
Vi sembra una descrizione, e non un ingresso sensoriale ed emotivo nella storia?
Se confondete l’ambiente col “c’è, ci sono”, ecco che sì, le vostre storie diverranno zoppe ancor prima di provare a camminare. Sennò, l’ambiente è un trigger di attenzione potentissimo.
Anche perché, se ci pensate, l’ambiente è il solo modo che ha il lettore di entrare dentro la storia. Per stare nella stessa stanza, deve vedere la stanza; sennò non ha di fatto appigli per capire. Solo raramente, in caso di storie estremamente complesse, abbiamo l’esplicitazione della mappa; sennò dobbiamo semplicemente basarci sulla chiarezza dell’autore.
Una chiarezza che, per dire, Stephen King ha, eccome. Questo è Carrie (Bompiani 2017, trad.it. di Brunella Gasperini).
Le docce si chiudevano a una a una, le ragazze ne uscivano saltellando, prendevano gli accappatoi color pastello, gli asciugamani, gli spray deodoranti, controllando l'orologio sopra la porta. Si agganciavano i reggiseni, si infilavano le mutandine. La stanza èra piena di vapore. Avrebbe potuto essere una sala da bagno egizia, se non ci fosse stato il rombo della pompa elettrica nell'angolo. Grida e richiami rimbalzavano tra le pareti come palle di biliardo.
Stephen King, Carrie Tweet
Ci sono anche delle persone? Sì, certo. L’ambiente è l’elemento immersivo della narrazione nel quale si esplicano azioni e pensieri dei personaggi. Alcune persone magari si staccheranno dall’ambiente per diventare personaggio – qui lo faranno -, ma al momento sono solo elementi esteriori che ci aiutano a capire.
Qual è quindi l’errore? Semplicemente, DIMENTICARE l’ambiente; o NON CAPIRNE LE RISORSE; o ancora, RENDERLO UN ELEMENTO STATICO, E NON DINAMICO.
Provate a pensare a un nonno che litiga con il nipote; e spostateli dalla sala da pranzo all’ippodromo; poi da lì all’esterno di una chiesa, con l’aria gelata; poi all’interno.
Vediamo se la storia resta uguale.
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Ho anche scritto, direttamente sul mio blog, un post sul segreto del personaggio. Potrebbe interessarti leggerlo.
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Ivano Porpora